Smettere di lamentarsi e ballare sui propri guai con litri di Tenax.
Al netto dei bollettini giornalieri, dei decreti, dei divieti, dei complottismi o delle prese di posizione da ultrà, mai come ora le persone si stanno chiedendo quanto reali e profonde fossero le problematiche dalle quali ci si faceva soffocare fino a poche settimane fa. Cade quasi a fagiolo dunque un brano che gira intorno proprio al prendere meno sul serio quell’atteggiamento di autocommiserazione, figlio spesso di un eccesso di mancanza di punti fermi che si reputano (a volte in modo erroneo) indispensabili.
Dopo aver debuttato quattro anni fa con Passive with Desire, Adam Klopp (deus ex machina di Choir Boy) si appresta a pubblicare il secondo album (Gathering Swans) a maggio e come antipasto propone Complainer: un brano che usando come base una musica che sembra essere stata scritta a otto mani dagli Smiths e i New Order per farci cantare il figlio bastardo di Bryan Ferry e David Sylvian, fa autocritica (ironica e non) su quello che si dice “passare ore a guardarsi tristemente l’ombelico”.
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Un invito alla rinascita e al cambiamento su una base ritmata e terribilmente catchy (sopattutto nel suo essere amabilmente rétro) per un brano che potrebbe ronzare nelle orecchie per molto tempo. Se amarcord deve essere, tanto vale che sia fatto bene come in questo caso.