Bristol in America: dream-pop o qualcosa del genere.
Non sono mai stati un gruppo di quelli che si identificano al primo ascolto, possiamo dircelo in tranquillità. La mistura dei ragazzi di Newcastle è sempre stata lì, intorno a quel dream-pop un po’ bristoliano e un po’ d’America da Bang Bang Bar (i Chromatics insegnano), velata anche di quello spirito folk di provincia hipster-friendly.
Eppure qui, giunti quasi al decennale della band, il quintetto inglese sfodera forse le sue carte migliori e più riuscite. Spook the Herd mette in piedi ottimi arrangiamenti che, da quel folk a tinte fosche che era Gracious Tide, Take Me Home, sembravano portare la band ad altri lidi.
E invece eccoli qua, in un pezzo come il suadente singolo apripista Every Atom, con la voce della Wilde al solito posto – tra Beth Gibbons e ancora Beth Gibbons – e quel tocco dissonante di certe melodie chitarristiche che impreziosisce il tutto, togliendo lo smalto plasticoso di cui sono ornate ormai tutte le produzioni indie-pop, inglesi e non. Il discorso è musicalmente eloquente, non troppo ricercato né ambizioso, eppure prezioso, malinconico senza doverlo per forza essere, lo-fi (come il bel video) efficace anche se modaiolo, tinto di quel post-rock in voga ormai dappertutto.
Senza urlare a nessun miracolo e senza stravolgere nessuna carta in gioco i Lanterns on the Lake riescono nell’impresa di diventare un nome di lustro nel panorama indie/pop/folk. E non solo nella playlist raccomandata da un qualche algoritmo.