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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Jah Wobble (feat. Mark Stewart): A Very British Coup
Chi l'ha detto che il post-punk è morto?

Jah Wobble (feat. Mark Stewart)
A Very British Coup

Manca Johnny, ma non si sente: Public Image UN-limited.

Leggere i credit degli album quando ancora si compravano era bellissimo. Si imparavano a memoria nomi e ruoli e un poco alla volta ci si creava una mappa mentale che permettesse di risalire a una certa band partendo da un’altra. Tipo capire perché gli album multiplatino di Bon Jovi, Aerosmith, Mötley Crüe o Metallica abbiano suoni simili (vedi Bob Rock). O il ritrovare una batteria pazzesca in un disco dei Testament (The Gathering, con Dave Lombardo dietro le pelli). O stupirsi perché una band nuova a un primo ascolto proprio nuova non suona. Come questa.

Ampiamente pubblicizzato come un progetto di Mark Stewart (voce dei Pop Group) e Jah Wobble (colonna portante dei primi P.I.L.), in realtà ci troviamo di fronte proprio alla parte musicale dei Public Image di 40 anni fa (l’allucinato Keith Levene alla chitarra di alluminio e Richard Dudanski, che suonò la maggior parte dei pezzi presenti su Metal Box/Second Edition). Il tutto registrato prodotto e mixato da Andrew Weatherall e nientepopodimeno che Martin “Youth” Glover dei Killing Joke, uno che negli anni è stato dietro alla consolle di chiunque: Marilyn Manson, Pink Floyd, Verve, Cult, Dido, Alien Sex Fiend, Siouxsie and the Banshees, U2 – la lista è infinita.

E a un primo ascolto è proprio ai quattro irlandesi che si pensa, con una linea di basso ipnotica e circolare come se Adam Clayton provasse a imitare (appunto) Wobble – o viceversa. Il tutto spiazza nonostante il cantato monocorde di Stewart fino al ritornello, dove si viene catapultati in un suono tipicamente P.I.L. (solo registrato meglio) con quelle schegge acide sempre al limite guidate dalla sei corde di Levene. Un testo sarcastico e pungente in tipico stile british – che amaramente mette il dito nelle ferite fresche della situazione del Regno Unito post-Brexit – è la ciliegina sulla torta post-punk per una compagnia di vecchietti che sembra non aver perso la voglia di divertirsi (forse anche grazie al cameo della splendida Nina Walsh che ha regalato al brano qualche loop) e soprattutto che ha ancora molto da dire.

I veri P.I.L. ma senza moniker e con un cantante diverso oggi suonano altrettanto bene di quelli ufficiali capitanati dal buon vecchio Lydon. Non è roba da poco.

Jah Wobble (feat. Mark Stewart) 

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