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The Strokes: At The Door
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

Come continuare a essere i più coraggiosi della brigata dei gruppi col “The” davanti al nome.

Bisogna ammettere che si devono avere delle grandi palle per tornare dopo sette anni di silenzio con un singolo come questo. Dove non c’è la batteria e in cui le chitarre si sentono a malapena. In primo piano una marea di synth e la voce di Julian Casablancas. E si va avanti così per cinque-minuti-cinque, senza grandi variazioni sul tema.

Parliamo degli Strokes, band di ragazzotti pieni di soldi, figli di papà, il cui cantante invece che giocare con i soldatini dei G.I. Joe guardava le modelle passare per le stanze di casa sua. Gente che è andata all’università in Svizzera, tanto per dire. Insomma, cosa ci si poteva aspettare da fortunelli come questi?

Che sia stata una mossa coraggiosa, è assolutamente fuori discussione. Il 10 aprile uscirà il nuovo album (intitolato The New Abnormal) e un pezzo così conferma come i cinque, invece che continuare a ripetere l’apprezzata formula dell’esordio – che nel 2021 compirà vent’anni – abbiano man mano saputo mettersi in discussione, abbandonando progressivamente le marcate influenze del loro primo periodo (Television e compagnia bella) a favore di canzoni che hanno lasciato di stucco più di un loro fan.

In pratica, hanno avuto il fegato che pare del tutto mancare a tanti loro colleghi – il che ci fa quasi pensare che siano proprio gli Strokes la miglior band nata negli anni Zero. Senz’altro quella con più voglia (e meno paura) di mettersi costantemente in gioco.

The Strokes 

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