Bisogna ammettere che si devono avere delle grandi palle per tornare dopo sette anni di silenzio con un singolo come questo. Dove non c’è la batteria e in cui le chitarre si sentono a malapena. In primo piano una marea di synth e la voce di Julian Casablancas. E si va avanti così per cinque-minuti-cinque, senza grandi variazioni sul tema.
Parliamo degli Strokes, band di ragazzotti pieni di soldi, figli di papà, il cui cantante invece che giocare con i soldatini dei G.I. Joe guardava le modelle passare per le stanze di casa sua. Gente che è andata all’università in Svizzera, tanto per dire. Insomma, cosa ci si poteva aspettare da fortunelli come questi?
Che sia stata una mossa coraggiosa, è assolutamente fuori discussione. Il 10 aprile uscirà il nuovo album (intitolato The New Abnormal) e un pezzo così conferma come i cinque, invece che continuare a ripetere l’apprezzata formula dell’esordio – che nel 2021 compirà vent’anni – abbiano man mano saputo mettersi in discussione, abbandonando progressivamente le marcate influenze del loro primo periodo (Television e compagnia bella) a favore di canzoni che hanno lasciato di stucco più di un loro fan.
In pratica, hanno avuto il fegato che pare del tutto mancare a tanti loro colleghi – il che ci fa quasi pensare che siano proprio gli Strokes la miglior band nata negli anni Zero. Senz’altro quella con più voglia (e meno paura) di mettersi costantemente in gioco.