Tra realtà e finzione, proprio come ai tempi dell’Antica Grecia, torna un gruppo scomparso da ben quattordici anni.
Fin troppo spesso nel mondo della musica i componenti più conosciuti e riconoscibili di una formazione sono quelli cui viene dato il merito di tutto.
Prendete gli At The Drive-In, probabilmente una delle migliori band degli anni Zero. Poco dopo essere diventata un pelo famosa aveva deciso di tirare i remi in barca e – vuoi per le diverse influenze oppure per le differenti droghe assunte – i vari componenti avevano preso strade diverse. Come volevasi dimostrare, l’unico vero successo originato da quello split è stata la creatura figlia dei dei due membri più celebri (Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler Zavala): i Mars Volta, sin da subito applauditi da mezzo mondo.
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Nel frattempo gli ATD-I c’avevano pure riprovato per qualche data nel 2012 (ma senza troppa fortuna) e poi definitivamente quattro anni dopo, con risultati più che buoni, per altro. Non fosse per la sola nota stonata di quella reunion: la mancanza di una delle vere anime del complesso, Jim Ward, il chitarrista e “urlatore” del gruppo. La sua scelta di rimanere più in ombra rispetto agli ex compagni di brigata – formando prima gli Sparta (che continuarono il discorso della band madre, con tre ottimi album pubblicati tra il 2003 e il 2006) e poi gli Sleepercar (influenzati dal cantautorato americano in stile Ryan Adams) – sembrava essersi conclusa nell’inevitabile (e un po’ pallosa) produzione acustica in solista.
Rieccolo invece riesumare proprio il suo primo progetto post-At The Drive-In e uscirsene con Believe – singolo apripista di Trust the River, fuori il 10 aprile – che annuncia un gradito ritorno di quel ragazzo che contribuì, nei primi anni Duemila, a farci ancora credere nel rock (anche se solo per qualche tempo).
Dopotutto basta esser convinti, no?