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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Roger O'Donnell: An Old Train
E non avete ancora visto l'elicottero!

Toccare sempre i tasti giusti, anche oltre la cura.

Una premessa: non smetterò mai di essere grato a Roger per aver partecipato a suo tempo a una compilation/tributo ambiziosa come questa. Un vero gentleman.

Poco conta aver suonato con Arthur Brown, Berlin, Thompson Twins o Psychedelic Furs: l’essere da 30 anni (tranne i periodi ‘90-‘95 e ‘05-‘11) il tastierista dei Cure farà passare alla storia Roger O’Donnell come colui dietro al pianoforte di Homesick e gli garantirà in eterno l’affetto dei fan (al riguardo, basti pensare all’entusiasmo con cui il pubblico ha salutato il suo secondo ritorno nel 2011 per i concerti-evento Reflection).

Vero che le sue prime composizioni per la band furono B-side – ma che pezzi! Out of Mind e soprattutto Fear of Ghost sarebbero brani di punta per qualsiasi band, ma i Cure di Disintegration erano a livelli talmente superiori che potevano permettersi di relegare dei potenziali singoli ai lati B.

La vena compositiva solista di Roger si era già fatta apprezzare negli anni Duemila con The Truth in Me e svariate collaborazioni, dove la sua ispirazione classica si amalgamava alla perfezione con un gusto per l’elettronica raffinata.

Oggi O’Donnell si rimette in gioco con un nuovo album, 2 Ravens, in uscita il 24 aprile, di cui An Old Train è l’apripista. Il brano ci regala un artista maturo, ispirato, con la splendida voce di Jennifer Pague dei Vita and the Woolf a disegnare mondi onirici su un tappeto di pianoforte e archi leggeri e pieni di pathos per un risultato malinconico che arriva a fermarsi un attimo prima che il cuore si spezzi definitivamente.

Se è vero che gli annali gli hanno già riservato un posto di rilievo, Roger si conferma come un musicista che sarebbe un delitto considerare “solo” il tastierista preferito di Smith. Da (ri)scoprire.

Roger O'Donnell 

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