La deriva fiera e ammaliante del black.
Che il Black Metal scandinavo abbia le radici ben piantate nel folk ce lo ha dimostrato negli ultimi anni quel Panda-munito del fu Conte Varg Vikernes.
È con questo piglio che ci si deve avvicinare al nuovo brano della magnifica Amalie Bruun e della sua creatura Myrkur che – arrivata al terzo album – ha ormai lasciato da parte ogni distorsione chitarristica tipicamente black, lasciando spazio a strumenti acustici della tradizione nordica.
Di quella tradizione, Ella è una rilettura personale che rinnova con vigore lo stretto rapporto tra la natura e l’uomo, dove la Nostra sembra quasi sentirsi finalmente libera da ogni legame con la modernità e abbraccia in toto la cultura delle sue terre, porgendocela con soave maestosità e svelandone tutta la sua bellezza. Un brano delicato e fiero, che verso il finale alza i toni diventando quasi un canto di battaglia solitaria.
Infinitamente più vicina agli ultimi Ulver che ai Darkthrone, Amalie prosegue il suo cammino a ritroso e lo fa in maniera eccellente. Non incidesse per la Relapse sarebbe già idolatrata dai turisti della musica radical chic, magari grazie a una manciata di brani infilati in qualche colonna sonora come successe per la Gerrard. Ma forse è meglio così.