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Katatonia: Lacquer
La danza delle anime dicembrine

Distillare musica pesante da ogni sfumatura di disperazione. Ancora.

Ci sembravano svaniti, i Katatonia. Sciolti e perduti in un etere di dimenticanza, usa-e-getta e ancora oblio. Come una delle tante reminescenze dark/goth metal così in voga nei Novanta/Duemila. E invece… Lacquer, nuovo singolo. Bam! E City Burials, nuovo album in uscita il 24 aprile. Ri-bam!

Piacevole capire che si tratta dei soliti Katatonia, ma anche che la band di Stoccolma è riuscita a intuire la progressione necessaria per non rimanere sempre all’appannaggio del vecchio stilema – più o meno comunque metal – che li aveva contraddistinti nel corso di questi trent’anni di attività. Sempre ancorati a quel dettame – espresso ancora nelle liriche di questo pezzo – del «find a way to kill the pain».

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Già, perchè se le tonalità plumbee sono le medesime, il pattern dark-electro inietta al tutto una buona dose di novità, pur inserendosi perfettamente nelle ultime derive discografiche della band. Sia chiaro, non sono i suoni a risultare innovativi, ma cavalcare la recente ondata di revival darkwave appare qui l’evoluzione necessaria – e perfettamente funzionante – per i paladini di Viva Emptyness (2003) e, ancora prima, dello storico Brave Murder Day (1996) e di quel goth-doom di cui – insieme ad Anathema e Paradise Lost – avevano forgiato lo stemma.

Jonas Renkse e la sua voce sono ancora gli emblemi di quell’evoluzione sempre più – naturalmente, ci permettiamo di dire – lontana dalle origini, ma che mantiene una solidità e una personalità capaci di far distinguere l’ombra della sua band in milioni di altri cloni. Agli Ulver questa cosa è riuscita eccome. Staremo a vedere se la nuova vita dei Katatonia riserverà ancora un altro tassello significativo. Nel fratempo, ce lo auguriamo eccome.

Katatonia 

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