Canzoni per bambini adulti o nenie per adulti bambini?
Alcuni personaggi hanno regalato al mondo della musica delle vere e proprie gemme da tramandare ai posteri, segnando indelebilmente il genere di appartenenza. Altri – i migliori – regalavano perle a prescindere dal tipo di musica composta e suonata. Tipo Robert Smith, il cui periodo psichedelico/fanciullesco ‘83/’84 (che per esteso è durato fino all’87, perlomeno sottoforma di b-side) tra tastierine giocattolo e suoni carinamente bizzarri ha marchiato gli album dei Glove, dei Banshees, dei Cure stessi. Canzoni per bimbi suonate da adulti zeppi di LSD.
È questo il tipo di approccio che troviamo nei lavori solisti di Jeremy Gustin, batterista rodato (ha collaborato, tra gli altri, con gente del calibro di Bryan Ferry e Albert Hammond Jr. degli Strokes) che con la sua creatura aveva già pubblicato un ottimo album: un sasso lanciato in un laghetto lisergico, a create onde fluorescenti degne di uno Stregatto in vena di droga party.
Lo stesso approccio visionario e up (o meglio, high) che troviamo nel nuovo singolo che anticipa il prossimo disco, vero e proprio pastiche sonoro con risate isteriche e rumori buffi, che si appoggiano su una nenia sorridente (ma è forse un ghigno sornione?) in salsa lo-fi. Chissà se le lacrime al cocomero sono dolci… o se hanno effetti collaterali. Irresistibile.