Tutto quello che manca a #Ghostseen, senza rischiare di mettere troppa carne al fuoco.
Stia simpatico o meno, Nergal dei Behemoth è uno dei personaggi più prolifici dei nostri tempi. Forse parla troppo a vanvera (o si inventa balle a caso) ma la qualità dei suoi dischi è innegabile. E quando decide di allontanarsi dalle sonorità black metal, stupisce tutti e abbraccia ciò che fu Nick Cave quando ancora pensava se andare o meno in vacanza nelle rehab con Blixa.
Burning Churches ha un testo micidiale, dove un ragazzino vede in televisione i report dei roghi in Norvegia nei primi ‘90 perpetuato dall’Inner Circle e prende nota. Quando in seguito viene molestato dal parroco di paese, comincia a coltivare odio e rancore fino a diventare il vendicatore di chi come lui ha subito abusi da parte dei rappresentanti del clero. Ovviamente la vendetta è sottoforma di molotov con cui incendiare le case del signore.
Un messaggio forte, all’apparenza sopra le righe che rivela però un analisi cruda e schietta sulle motivazioni che allontanano alcune persone da un certo tipo di religiosità o perlomeno dai suoi rappresentanti.
Il pezzo è un classico 4/4 infallibile, cantato qui da Mat McNerney dei Grave Pleasures. Ritornello che si stampa nel cervello al primo ascolto, un’ interpretazione impeccabile e una band rodata per un brano che è il perfetto equilibrio tra sarcasmo e denuncia. Una storia. Una ballad ghignante con gli occhi lucidi.