New Music

Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

Tracce

...Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

Storie

A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

Autori

Chi siamo

Cerca...

King of the Opera: Monsters in the Heart
Do bluesmen dream of electric leaks?

Ognuno ha i propri mostri in fondo all’anima. Qualcuno ce li ha più belli degli altri.

Quando – ormai quasi quindici anni fa – Alberto Mariotti fece capolino sui palchi di una città che con il blues cominciava a perdere il feeling di un tempo, non tutti ne compresero a fondo la portata. Seduto su una sedia da scuola elementare, con in braccio solo una chitarra acustica su cui menare le mani e in gola quella voce che sembrava cresciuta tra la melma del Mississippi invece che sulle rive dell’Ombrone, lasciava interdetti. Certo, il moniker che si era – consapevolmente e forse provocatoriamente – scelto non aiutava: “Samuel Katarro” suonava di merda, diciamocelo. Lui invece, suonava da Dio e il talento era tutto lì: quello nudo e crudo di un bluesman solitario, waver nel profondo. Quasi spaventava, messo in mostra così, senza il minimo pudore o filtro.

Ma il talento, appunto, non mente perché non sa mentire e quindi è andata che il suo percorso stilistico ha mantenuto tutte le promesse, consacrandolo brillante sperimentatore fuori dai confini del Mi di settima, capace di tutto e di più, dal pop delicato e bizzarro al folk psichedelico traboccante di un retrogusto a volte carnascialesco.

Torna adesso, un po’ a sorpresa, con il suo progetto King of the Opera e il nuovo Nowhere Blues, chiaro rimando – almeno nel titolo – a quell’usanza del primo dopoguerra, tacitamente concordata nel giro, di omaggiare con un disco intero o un singolo brano la città che lo aveva ispirato, qui opportunamente aggiornata a un mondo moderno in cui le radici si fanno sempre più confuse.

Monsters in the Heart abbandona certi schemi cantautorali classici per approcciare un atto compositivo più libero e creativo, lascia da parte la vecchia idea compiuta di canzone – con melodia, accordi e tutto il resto – e sviluppa una minuscola particella sonora, lasciandola rigenerarsi in una sequenza modulare di se stessa, per finire in quello che potrebbe essere shoegaze elettrico, post-rock, o qualunque altra cosa.

Non sarebbe nemmeno dovuto finire nell’album. E invece, come spesso accade, i ripensamenti dell’ultimo minuto si rivelano le scelte che avrebbero meritato di essere abbracciate fin dall’inizio.

King of the Opera 

Vuoi continuare a leggere? Iscriviti, è gratis!

Vogliamo costruire una comunità di lettori appassionati di musica, e l’email è un buon mezzo per tenerci in contatto. Non ti preoccupare: non ne abuseremo nè la cederemo a terzi.

Nelle ultime 24 ore si sono iscritte 2 persone!