Quel tizio famoso di Cosenza vuole che ci illudiamo ancora.
Brunori Sas non è una società in accomandita semplice ma il nome d’arte di Brunori Dario, classe 1977, di Cosenza, e questo suo pezzo non è solo un ibrido post-orgasmico tra il lamento esistenziale del De Gregori di Rimmel e l’istrionismo un po’ scugnizzo del Lucio Dalla roversiano. Qui c’è un cuore affaticato ma vivo, e che rimbalza tra gli scaffali di una biblioteca nutrita dalle recensioni di Repubblica e un divano che sa un po’ di muffa, un po’ di violette e un po’ di piedi.
Brunori Sas trascina il cantautorato rassicurante in un salotto da guerra, dove una coppia litiga e piange, urla e si rincorre. Quante situazioni amorose tenute costantemente sul filo dell’esaurimento nervoso e quanto sarebbe facile perdersi del tutto, tra uno sguardo mancato e un bacio distratto?
Brunori, aiutato da un video molto azzeccato, ci fa capire che qualcuno ce la fa a rimanere insieme, a dirsi di sì dopo vent’anni e ci pompa questa rivelazione dritto nel cuore, con un brano dall’enfasi controllata e quasi garbata, prevedibile, indietro di vent’anni, ma allo stesso modo efficace. Per due che come noi spinge a non smettere di agguantare il buio in cerca della mano della persona che crediamo di avere al fianco.