Ballate rock da adulti, fatte per durare davvero negli anni.
Uscito da qualche mese, I Am Easy to Find risulta essere uno dei picchi più alti della creatività dell’ensemble americano. Fuori dall’hype che circonda molte delle band indie et similia di oggi (e sì, in questo caso 4AD è effettivamente un’etichetta indipendente), fuori dalle grandi recensioni entusiastiche e fuori dalle considerazioni radiofoniche principali, quella di Berninger e soci è divenuta una band a cui mostrare una certa dose di rispetto. Tutto sommato le pose, gli atteggiamenti, le mode legate ai The National hanno comunque una parte di personalità che – a oggi – è difficile non ritenere autentica.
In quest’ultimo lavoro poi, il timbro baritono del suo frontman viene intervallato da numerosi contributi vocali femminili che ne smussano la tonalità monocorde, proprio quella che aveva tenuto lontano in molti dall’apprezzamento in toto della discografia del gruppo.
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Per una volta anche le chitarre sono tenute indietro: colorano e abbelliscono laddove c’è bisogno. In primo piano, oltre alle voci, ci sono gli interessantissimi pattern ritmici di Bryan Devendorf, i pianoforti dal tocco classico (e se vogliamo ancora scolastico) del buon Aaron Dessner e delle orchestrazioni che donano quell’atmosfera mite ed evocativa che chiude meravigliosamente il tutto.
Qualcuno le ha definite «adult contemporary ballads» e Hairpin Turns è il singolo perfetto in questo senso. Quattro minuti: strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, ritornello. La giusta apertura armonica nel momento in cui è necessaria – un raid mite ma profondissimo – qualche colore e la magia è fatta. Ecco un gran pezzo indie-rock da fine decade.
Con I Am Easy to Find siamo di fronte a un nuovo traguardo della band di Cincinnati. Forse non un cult immediato, ma con grandi prospettive per durare davvero, affisso nel cuore di molti ascoltatori, come quelli che hanno perso i R.E.M. e stanno cercando i loro successori.