wHELLcome back, ovvero come un Ltd non può cancellare la storia dell’underground italiano.
C’erano una volta i Not Moving. Ovvero una delle band italiane più pazzesche che siano mai esistite. Realmente selvaggia. Realmente anarchica. Realmente punk nell’accezione più ampia e sincera del termine.
Suonavano qualcosa che stava a metà strada tra il garage, il rock and roll, il blues e la wave più chitarristica, qualcosa che in molti hanno ripreso ma che in pochi hanno fatto loro in maniera convincente. Non gli importava delle mode. Non gli importava del successo. Non gli importava di niente. Manco di voi.
Sono stati anche onesti: quando hanno finito di avere qualcosa da dire come nucleo, hanno chiuso: ognuno ha preso la sua strada e (tranne qualche sporadica reunion live) il moniker Not Moving è stato consegnato alla storia.
Oggi viene riesumato, con un piccolo suffisso (Ltd). La cosa rivendica sì il proprio passato (siamo sempre noi) ma lo aggiorna (non proprio come eravamo). Così ritroviamo i “vecchi” – Lilith alla voce, Tony Face alla batteria e Dome La Muerte alla chitarra – affiancati da Iride Volpi e in un secondo sembra di essere tornati nel 1982. Perché se gli anni passano e le rughe diventano più marcate, il sangue che scorre nelle vene resta il medesimo.
Lady Wine è sporca, sulfurea, maliziosa, graffiante, e ci consegna una band che non fosse per una mera questione anagrafica sarebbe da incasellare nella sezione “questi ragazzi sono da tenere d’occhio”. La voce alla nicotina di Lilith mette a zittire tutti i bananati wannabe che indossano centinaia di euro di capi della Killstar mentre la chitarra di Dome sputa bile e disprezzo, il tutto tenuto insieme da Tony Face che detta il ritmo come un Charlie Watts particolarmente incazzato. Tre minuti viziosi, sudici, erotici per un 7” che segna la (ri)nascita di una delle band più fiche di sempre. Bentornati.