Anche con nuovi compagni di brigata, un punk rocker rimane sempre un punk rocker.
Una vita fatta di eccessi, vissuta con il pedale dell’acceleratore pigiato fino in fondo.
È stato questo il percorso di Nick Oliveri, uno degli ultimi punk – come attitudine, ma non solo – rimasti nel mondo della musica rock. Dopo i fasti con i Kyuss prima, e con i Queens of the Stone Age poi, negli ultimi tempi il cantante supertatuato di Los Angeles si è rifugiato nella pubblicazione di diverse compilation contenenti le collaborazioni che l’hanno interessato, roba che a dirla tutta non ha ascoltato quasi nessuno.
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Non solo, ha inciso qualche disco in solista – con la chitarra acustica sì, ma come l’avrebbe potuta suonare Lemmy Kilmister – e si è pure riappacificato con il suo turbolento passato. Passato fatto di droghe, violenze domestiche e concerti suonati come mamma l’ha fatto che l’hanno perfino portato a passare qualche oretta in gabbio (è successo nei primi anni Duemila, in compagnia del gruppo che aveva con Josh Homme, un’altra talentuosa testa di cazzo).
In vena d’amarcord, Oliveri ora ha rimesso in piedi uno dei suoi progetti più noti, i Mondo Generator, con una line-up, però, del tutto rivoluzionata rispetto al passato. Nonostante il cambio dei compagni di brigata, la sua attitudine è rimasta sempre quella, in fondo. Punk-rock sparato a mille, urla e tanto, tanto sudore, ovvero When Death Comes, il primo singolo del nuovo album in uscita in questo 2020.
Nessuna novità, quindi, e in fondo a noi piace proprio così.