Invecchiare con stile? Meglio in due (generazioni).
Prima di essere un EP dei NOFX, “Never Trust a Hippy” era uno slogan punk ‘77 che, oltre a essere stato usato per un celeberrimo bootleg dei Sex Pistols, veniva citato anche su Who Killed Bambi, nella colonna sonora di The Great Rock ‘n’ Roll Swindle.
Il concetto era semplice per l’adolescente di fine Seventies: non fidarti della generazione precedente. C’era una forte rottura e un disprezzo totale per i “Fratelli Maggiori”, un tenere le distanze cantato anche da Johnny Rotten (sì, quello con la famosa maglietta I Hate Pink Floyd) in Seventeen.
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Però poi uno invecchia. E diventa lui stesso “la generazione precedente”. Passati di molto i primi “anta”, gli screzi e le frecciate scompaiono e si tende a fare comunella. Quindi, risultando entrambi cariatidi, un settantenne e un sessantenne possono collaborare senza che nessuno gridi allo scandalo (tranne forse i duri e puri che, come un ritratto di Dorian Grey al contrario, sono rimasti giovani e sciocchi dentro pur invecchiando fuori).
Quarant’anni fa nessuno si sarebbe aspettato una collaborazione tra la voce unica di Marc Almond e il flauto di quel folletto pazzo di Ian Anderson dei Jethro Tull. Sarebbe stata vista come una follia. Oggi è realtà, (neanche recentissima, lo hanno già fatto qualche anno fa) e questo nuovo pezzo suona da dio. Sopra le righe, barocca, pomposa, pacchiana, ridondante, come solo due personaggi apparentemente agli antipodi come loro potevano fare: qualcosa di terribilmente kitsch e affascinante allo stesso tempo. Senza tralasciare un testo che è una delle cose più esplicitamente politiche mai uscite dalla penna dell’ex Soft Cell.
Un brano irresistibile per chi saprà coglierne lo spirito. Per gli altri che storceranno il naso… cito Lilith and the The Sinnersaints (ex Not Moving): «Ma a te il punk non ti ha insegnato un cazzo?».