L’America decadente dei Seventies. Dipinta o cantata non fa differenza.
Ricordate Norman Rockwell? È stato un famoso pittore e illustratore statunitense la cui arte aveva come tema principale la vita borghese degli americani. Proprio quella che viene cantata da Lana Del Rey nel suo ultimo, affascinante, album, il sesto della sua carriera (che si chiama Norman Rockwell, con un fucking in mezzo che non guasta mai e un punto esclamativo finale). C’è poco da fare, gli anni passano e la Del Rey sta arrivando alla vetta delle migliori cantautrici americane di questo periodo.
Avete presente l’atmosfera che si respirava negli anni Settanta a Laurel Canyon? Un quartiere di Los Angeles pieno di colline e curve tortuose, vero epicentro di una rivoluzione sonica che non ha ancora smesso di essere punto d’ispirazione per musicisti di tutto il mondo. Crosby, Stills, Nash & Young, Jim Morrison, James Taylor, Joni Mitchell sono solo alcuni degli artisti che abitarono per un periodo in quel quartiere. Scrivevano musica insieme, si facevano e scopavano. Proprio da quel momento e da quel luogo, Lana trae ispirazione per raccontare l’attuale America – la sua America – mai così decadente e follemente intrisa di pop in ogni sua parte.
↦ Leggi anche:
Lana Del Rey: Love
Lana Del Rey: Doin' Time
Lana Del Rey: Chemtrails over the Country Club
Uno dei singoli estratti da Norman Fucking Rockwell! è la sinuosa Fuck It I Love You, convincente ballata che profuma delle foglie cadute dagli alberi delle montagne di Santa Monica.
Che classe. Lana Fucking Del Rey, c’hai fregato un’altra volta.