Gente per cui Bob Dylan non è esistito invano.
Se Kevin Morby fosse inglese, il New Musical Express sarebbe già uscito una decina di volte con titoloni del tipo “Ecco il nuovo Bob Dylan” o “Leonard Cohen è vivo ma si fa chiamare Kevin Morby”. Ma Morby è americano, NME ha chiuso i battenti e in ogni caso a mettere sul tavolo le proprie influenze, a dichiarare in esplicito i propri numi tutelari, l’ex Woods è bravissimo da solo.
Hail Mary, qui proposta nella versione live registrata a KEXP, storica radio di Seattle, è un gioiellino di delicatezza e ispirazione dove i rimandi alla tradizione del cantautorato nobile americano (quello di radice folk rock) ci sono tutti.
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Da qualche parte ho letto che Morby sarebbe un cantautore anomalo, perchè nel delicato equilibrio tra liriche e musica, lui dedica cure e cesellature soprattutto a quest’ultima. La critica è probabilmente ingiusta e chi l’ha scritta dovrebbe essere tenuto una settimana a pane, acqua e dieci dischi di indie italiano degli ultimi 10 anni; quel che è certo è che la componente musicale qui è effettivamente centrale.
Hail Mary inizia in versione minimal voce e chitarra, e finisce con piano, hammond, cori gospel, sax. Un gioiellino.