Non sempre i figli d’arte (insospettabili) deludono.
Essere figli d’arte non è facile. Spesso si sente il peso di un’eredità ingombrante, un nome a cui rendere onore, aspettative troppo alte, o semplicemente bisogna combattere contro i pregiudizi di chi a prescindere marchierà l’erede di turno come raccomandato.
Le cose sono tre: o si naviga nella celebrazione di un passato glorioso dei propri genitori (qualcuno ha detto De André?), o si hanno delle qualità fuori dal comune che nessuno dotato di senno può permettersi di criticare (Buckley?) oppure si prende la cosa con un sorriso e si fa quello che più piace fregandosene del resto.
Quest’ultima opzione è quella che più si addice a Hollie Cook, figlia di Jani – storica corista dei Culture Club – e di Paul Cook – batterista dei Sex Pistols. Una che gironzolava con Bowie a dieci anni insomma.
Una carriera costellata di collaborazioni di tutto rispetto ( Slits, Ian Brown degli Stone Roses, Jamie T), dove però le cose migliori vengono dalle sue prove soliste.
Dance in the Sunshine è un piacevolissimo brano reggae (lei lo chiama tropical-pop ma quello è) che fa risplendere la sua bellissima voce e mette istantaneamente allegria. Good vibrations a go go con una freschezza esecutiva che è raro trovare nelle nuove uscite del genere senza incappare in cloni dei cloni plastificati.
E a chi (dato il DNA) si sarebbe aspettato qualcosa più anticonformista, va ricordata la sua dichiarazione più famosa: «È difficile essere una ribelle quando tuo padre è uno dei Sex Pistols».
Come darle torto… Anche perché come padrino ha Boy George.