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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Tindersticks: For The Beauty
Come un sorriso che sa di felicità

La sostenibile leggerezza del pop da camera.

Ventisei anni fa un disco con in copertina il quadro The Red Skirt del pittore spagnolo Francisco Rodríguez Clement entrava nelle case di chi cercava nella musica un’alternativa al grunge, che in quei mesi imperava nella scena indipendente e non.

Per alcuni Cohen era la bibbia e Nick Cave già leggenda (anche se ancora ben lontano dalla santificazione dei giorni nostri), e chi preferiva giacca e camicia al chiodo e jeans strappati trovò nei Tindersticks un rifugio accogliente. Per molto tempo furono sinonimo (perché no, anche in modo scioccamente snob ed elitario) di ricercatezza. Della serie: “Li conosci? Li ascolti? Allora sei degno di sederti al tavolo e discutere di musica seria”.

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Tindersticks: Man Alone (Can't Stop the Fadin')

Avevano un potenziale enorme. Che però mai ha incontrato veramente i favori del medio mainstream. Quasi trent’anni di carriera costellati di lavori piacevoli, con delle vette a volte eccellenti, che per qualche motivo sono rimaste sconosciute ai più. Eppure il loro pop-rock “da camera” non ha mai registrato difetti formali. Anzi. Al massimo alla lunga poteva risultare estremamente algido, cosa che di per sé non è per forza una caratteristica negativa.

Questo rimanere sempre ai margini del mercato ha avuto però un vantaggio: il lasciare carta bianca a Stuart Staples e soci, che, pur rimanendo in territori morbidi, mai hanno snaturato il loro piglio sonoro-emotivo, sempre in bilico tra il malinconico e il rassicurante.

Per questo motivo “For the Beauty”, brano di apertura del nuovo No Treasure but Hope, ci fa sentire a casa. Nessuno scossone. Nessun cambiamento radicale. Al massimo una resa sonora più “live” che in passato, ma nulla che sconvolga l’ascoltatore. Una partitura all’apparenza semplice nasconde un’anima zeppa di barocchismi emozionanti, fatta di delicati tocchi di pianoforte accompagnati da archi non invasivi dove la voce si muove suadente e calda, ammaliante, ma dolcemente ruvida come sempre.

Potevano diventare famosi o ridursi a fare dischi mediocri. Invece i Tindersticks continuano a regalarci solo buona musica: non è cosa da tutti.

Tindersticks 

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