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Algiers: Dispossession
Turbocapitalismo, fuori dai cogl**ni!

Un nuovo gospel a gamba tesa, dritto sulle caviglie dell’imperialismo occidentale.

Nessun dubbio che gli Algiers prendano il mestiere di musicista come una cosa seria.

Già qualche anno fa, quando sono comparsi dal nulla, a un occhio acuto con l’orecchio fino sono subito sembrati la cosa più anacronistica, interrazziale (se per razza intendi genere musicale) e sonicamente politicizzata degli ultimi anni. Una sproporzionata orazione religiosa che si ribalta nell’anti-gospel, dove – piuttosto che promuovere una salvifica ascensione, un’estasi fuori dal corpo che porti a una comunione con il cielo – ci si precipita giù dai confini della storia americana, senza possibilità di rinascita dopo secoli di oppressione sistematica, santificando l’inutilità della speranza in un qualsiasi cambiamento.

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Non proprio gente intenzionata a sfornare ritornelli da cantare in coro al campo scout o canzoncine da mettere in sottofondo durante un barbecue in giardino, insomma.

Poi ci hanno aggiunto un po’ di funk che rendesse la rivolta più ballabile e oggi sotterrano il tutto sotto una spolverata di zucchero a velo soul, che – solo all’apparenza – potrebbe trarre in inganno e dare l’impressione di voler alleggerire l’intera questione.

Dispossession anticipa il terzo lavoro della band, quel There Is No Year che – quasi a mo’ di presa per il culo – vedrà la luce all’inizio del nuovo anno. Sembra il figlio sintetico di Marvin Gaye e Fever Ray e conferma – cambiando l’ordine degli addendi senza modificare, come vuole la regola, il risultato – quello che in questi anni abbiamo imparato sulla nostra pelle.

Ovvero che Franklin James Fisher e compagni mai hanno avuto la pretesa di farci incazzare con manifesti eclatanti e altrettanto incazzati. Il ruolo che si sono cuciti addosso ha qualcosa più a che fare con l’idea di provare a risvegliare le coscienze dalla loro confortevole, poco rischiosa, beata incoscienza. L’unico loro chiodo fisso a cui sono sempre, fedelmente, rimasti attaccati è quello di mettere la testa fuori dal coro e – sopra quella del coro stesso – alzare la voce per raccontare la propria versione dei fatti.

Ci son riusciti fin dal primo giorno e – Cristo santo – continua a venirgli così bene.

Algiers 

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