Mettere da parte Alice per dare finalmente spazio alla propria vena cantautorale.
Bisogna ammettere che a William DuVall , oltre il talento canoro, non mancano il coraggio e la capacità di accettare ogni volta nuove sfide, esplorando differenti orizzonti musicali.
Cresciuto respirando i germi dell’hardcore della scena East Coast, approda nella band hard rock di Atlanta dei Comes with the Fall dove si fa conoscere, oltre che per la sua carica vocale, anche per la sua energica presenza sul palco. È così che lo nota Jerry Cantrell, che lo vuole per la prospettata reunion degli Alice in Chains.
DuVall esordisce con l’album del 2009 Black Gives Way to Blue e Dio solo sa quanta forza ci voglia a prendere lo scomodo posto del cantante scomparso Layne Staley, compianto e mai dimenticato da tutti i fan della band di Seattle.
Oggi, a cinquantadue anni, William sente il bisogno di spogliarsi da ogni maschera e si presenta solo con un disco acustico, esclusivamente voce e chitarra, denudando l’anima (e anche per far questo ci vuole molto coraggio).
Lascia le spoglie del rocker d’assalto e, assumendo toni intimisti, rivela i risvolti di una solitudine velata di nostalgia e candida malinconia, che incanala nell’album One Alone, da cui è tratto questo brano.
Qui, con un’onestà che fa male, canta che c’è una luce che lo sta riportando verso casa. Così, completando un cerchio, ritorna lì dove la musica si fa essenza e urgenza: un cantautorato sincero sfornito di ogni orpello.