Le registrazioni perdute di due universi paralleli a confronto.
In un periodo come questo, ormai saturo di ristampe e riedizioni varie, si rischia di perdere i festeggiamenti di un album uscito giusto trent’anni fa, all’epoca passato in sordina ma che col tempo è riuscito a diventare un disco quasi leggendario. Parliamo di Don’t Tell a Soul dei Replacements che la Rhino ha deciso di celebrare con l’antologia intitolata Dead Man’s Pop, composta da ben quattro volumi pieni zeppi di rarità, take alternative e pezzi dal vivo.
La punta di diamante di questa manna dal cielo è l’inclusione delle registrazioni (che si ritenevano) perdute del gruppo con uno dei migliori cantautori del Novecento: Tom Waits.
La storia è questa. Ai tempi della pubblicazione di Pleased to Meet Me, Paul Westerberg, il cantante, se ne andava in giro dicendo a tutti i giornalisti che lo intervistano quanto fosse ispirato dall’immaginario creato da Waits. Una volta che il cantautore ne fu messo al corrente, proprio lui che era un grande fan dei Replacements, non ci mise molto a recarsi ai Cherokee Studios di Los Angeles dove la band stava registrando il nuovo album. Passate le timidezze iniziali e con Kathleen Brennan (la moglie di Waits) a nanna, il gruppo e il cantautore trovarono in studio una bottiglia di Jack Daniel’s. Come ricorda il produttore Matt Wallace, la bottiglia fu ben presto stappata e fu proprio in quel momento che «lui si trasformò in Tom Waits, proprio come il Dr. Jekyll e Mr. Hyde».
Da lì fu un attimo a passare tutta la notte in studio, suonando vecchi pezzi e imparandone di nuovi, uno dei quali è l’ispirata ballata alcolica I Can Help, che ora possiamo finalmente ascoltare in versione integrale.
E allora stappiamola anche noi quella bottiglia che tenevamo da tanti anni in cantina, aspettando solo il momento giusto, perché quel momento è finalmente arrivato.