Marco Fasolo e i Jennifer Gentle. Ovvero la stessa cosa. Con un album nuovo di zecca.
Che i Jennifer Gentle siano un caso unico nel panorama italiano non ci sono neanche più le parole per dirlo. Nel senso che il panorama italiano per anni non li ha calcolati (almeno, non come avrebbe dovuto), lasciando che la loro luce si irradiasse libera oltreoceano, fino a portarli – unica band nostrana allora – ad avere un contratto con la Sub Pop Records nell’era post-grunge.
Erano i primi anni Zero, ma anche gli anni dodici: quelli trascorsi tra The Midnight Room, ultimo album firmato Jennifer Gentle, e oggi. Anni in cui Marco Fasolo, titolare e regista unico della band, si è dedicato ad altri percorsi, producendo gli strepitosi I Hate My Village, o andando in giro con gli amici Winstons e Alberto Ferrari dei Verdena per suonare The Piper at the Gates of Dawn nella sua interezza.
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Ora Fasolo è finalmente senza band. I Jennifer Gentle sono lui e basta. Chissà che sollievo. Ma è una di quelle solitudini che necessita di una pausa, ogni tanto. Il nuovo, omonimo album (fuori con La Tempesta Dischi) è quasi una rivendicazione di proprietà assoluta del marchio. Un album armonico, variopinto e pieno di vezzi pop e dark, meno acido e visionario rispetto alla tradizione, ma con quel vecchio amore per Syd Barrett ancora intatto. E poi ci sono anche chiari indizi che ci raccontano che Marco è innanzitutto un figlio legittimo dei Beatles, e il singolo Guilty parla chiaro.
Certo, ora si va in tour e tocca trovare gente con cui dividere il palco. Ma sarà di nuovo bellissimo.