Come ritrovare micropunte in una vecchia felpa dell’Australian.
Gli studi televisivi Granada di Manchester furono quelli dove, tra gli altri, debuttarono in televisione sia i Beatles nel 1963 sia i Joy Division nel 1978 (per tornarci poi l’anno successivo). Col tempo il complesso ha subito diversi cambiamenti, tra demolizioni, riallocazioni e cambi di proprietà.
Nel 1988 gli 808 State registrarono qui una loro esibizione dal vivo, che però non è mai stata trasmessa. La scena di Madchester stava esplodendo e i nostri nuotavano in piscine di acid house. Come siano sopravvissuti credo non lo sappiano nemmeno loro.
Dopo diciassette anni di morte apparente, i due superstiti Graham Massey e Andrew Barker resuscitano gli ottocentootto con un po’ di popper e tornano a quel che rimane dei Granada per vedere cosa salta fuori.
Il risultato è un suono che pesca a piene mani dal passato dandogli una lucidatina rinfrescante, perlomeno in fase di produzione. Un’operazione seminostalgica che nasconde in realtà il desiderio di riappropriarsi del proprio vissuto per lanciarlo nel futuro e vedere l’effetto che fa.
The Ludwig Question si sviluppa quindi come un trip (ehm…) senza fine, dove i beat vanno a interagire con la parte matematica del cervello creando l’illusione di un’attenzione che sembra acuta ma in realtà è passiva. Sta a voi decidere se resistere al subconscio e ascoltarla attentamente per coglierne le sfumature geniali o lasciarvi andare senza inibizioni ballando come se non ci fosse un domani. In entrambi i casi preparate l’aspirina per l’hangover.