Cambiare le regole dell’indie rock con la voce di Sade.
Laetitia Tamko, nome d’arte Vagabon, esordiva nel 2017 con canzoni in cui raccontava di sentirsi un pesce piccolo in un mare di squali. A supportare la tesi c’era un video, quello di The Embers, che la vedeva aggirarsi cantando in uno stanzone pieno di acquari.
Tutto questo con l’accompagnamento di una band fatta di chitarre ruvide che avvolgevano la sua voce, spezzata e sensuale, che tutto sembrava esprimere tranne il senso di inferiorità. Ma quello era il suo primo album, Infinite Worlds.
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Ora, dopo essere stata definita da riviste ineffabili “the indie rock game changer” (colei che ha cambiato le regole del gioco dell’indie rock), Vagabon ha messo da parte qualunque minimo accenno di soggezione, e si gioca l’asso dello spiazzamento. Lei, ingegnere elettronico di origini camerunensi trapiantata a New York, anticipa il suo secondo album – omonimo, in uscita il 18 ottobre su Nonesuch Records – con un singolo senza chitarre (tiè), fatto di parti elettroniche minime, ma con la forza di propulsione di un missile.
Se il disco sarà all’altezza di questo singolo, non sarà un problema per lei, nel giro di un anno, giocare nello stesso girone di Lana Del Rey e Christine and the Queens. Per prenderne due a caso.
Lei, che potrebbe essere la nuova Sade.