Un’altra ottima scusa per agitare boccali di birra e schizzare tutta la stanza.
I Saint Deamon non sono nulla di speciale. Per un profilo clinico da intenditori di borchie e incitamenti subliminali all’etilismo e all’arrembaggio, possiamo dire che questi ceffi, in apparenza, sembrano una piratesca imitazione degli Hammerfall, con un approccio però più peso e squadrato, teutonico, alla Heaven’s Gate, con l’aggiunta di una spruzzatona di Running Wild.
Eppure, se estrapolati dal contesto settario del metallone classico, i Saint Deamon impongono uno sfrontato anthem molto funzionale, da far impazzire i vostri pappagallini e indirizzare le vecchie madri sottocoperta per la cottura della sbobba cara al povero nonno marsupial marino.
Svedesi, di Örebro, con Ghost sono arrivati al loro terzo album. Probabilmente non ne parleremo mai più, ma per questo finale di stagione, mentre i temporali avanzano minacciosi e i metereologi incitano la plebe a confessar peccati e guadagnare la volta dell’oscura selva, abbiamo questa bella tiritera goliardica che ci gonfia le vele e inaridisce le gole! Ahoy!