Uscire insieme ai Tool mostra un certo carattere.
I Leprous si ripropongono con questo singolo molto lineare e appassionato. Il pezzo ha quasi una durata commerciale ed è illustrato da un videoclip surrealista dove porte sbucano dal nulla e bruciano, mentre Einar Solberg il sallucchione, vi esce fuori pesto in faccia. Le ferite simboleggiano il dolore e il disorientamento interiori: ciò che il cantante ulula in un ritornello alla Jeff Buckley è esemplificativo.
Below infatti parla di quanto siano le bugie a tenere insieme il grande casino di emozioni e paure che noi esseri umani siamo. L’interpretazione di Solberg vi aggiunge un afflato quasi latino, cosa che esalta ancora di più l’outing delle liriche. Siamo con lui, anche se un po’ imbarazzati da tanta schiettezza.
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Leprous: From The Flame
I Leprous hanno grandi potenzialità radiofoniche. Secondo molti potrebbero essere la prossima soglia d’accesso del mondo popolare al progressive; come lo sono stati i Tool fino a qui. Le due band si sfidano uscendo praticamente nello stesso periodo. Probabilmente siamo noi a considerarli dei concorrenti, loro ci diranno che sono come l’acqua e il vino e non giocano la stessa partita. E che il progressive rock si è estinto nel 1974.