Mal di vivere alla genovese.
Dalle zone d’ombra lascive omaggiate da Fabrizio De André al crollo del Ponte Morandi (che diventa la metafora fragorosa ma inascoltata del declino nazionale), Genova si erige suo malgrado come simbolo di un malessere, umano e geografico, mai sopito.
Figli legittimi di questa città “predestinata”, i Varego sanno condensare abilmente tali anfratti oscuri. Le reminiscenze madide dello sludge metal, tipico delle band della Georgia e della Louisiana, s’impennano qui in riff che sorreggono robustamente la catartica interpretazione vocale di Davide Marcenaro.
Si sentono, anche se in lontananza, gli echi degli Alice In Chains più malati. Come dire: il disagio non è tanto un posto fisico, ma un luogo dell’anima.
Che si percepiscano anche gli echi ammorbati degli Electric Wizard o l’asincronia temporale dei Voivod, inoltre, poco importa. La profezia di I, Prophetic – primo estratto dall’album omonimo – definisce una realtà sonora nostrana che ha poco spazio commerciale, ma che esiste e delinea in modo veritiero il male oscuro dell’Italia di oggi.