Scoprire la sua (e nostra) “essensualità”.
Vanessa Jay Mulder decide di provare con la carriera solista, dopo anni di collaborazioni e “turnismi” vari. Per cominciare, ci offre un bocconcino di black music che s’infila sotto il derma alla stregua di un alieno bastardo degli anni ‘80. Un brano che, fin dal titolo, vuole fondere insieme i concetti di essenza personale e sensualità.
Essensuality usa il soul come crema emolliente da spargere su noi stessi. Lei vorrebbe che sprigionassimo la nostra carica erotica e spera che un pezzo così birbante ci permetta di sentirla e assaporarla.
Siamo tutti autorizzati a godere dei nostri stessi corpi, senza attendere che ci pensino gli altri. Non è un incitamento alla masturbazione ma all’amor proprio, da setacciare col polpastrello sudato mentre cerchiamo una via che ci conduca fuori dalla caverna dell’inconsapevolezza.