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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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The Wildhearts: Dislocated
Uomini rinascimentali (con carriera in attesa di rinascita)

Provaci ancora, Ginger.

I Wildhearts sono uno dei migliori gruppi rock inglesi nati nello scorso millennio.

Nel loro “pacchetto”, però, l’autodistruzione non era un optional – hanno sfanculato grosse case discografiche con canzoni da esse stesse pubblicate e promosse; hanno devastato gli uffici di Kerrang! per una recensione negativa; hanno consumato tutti i tipi di droghe in commercio; si sono sciolti prima che il mondo mainstream si accorgesse di loro, eventualmente.

Chi li ha conosciuti bene all’epoca (o chi li conosce oggi con i dischi dell’epoca), li ha amati visceralmente: non si poteva rimanere indifferenti di fronte alla loro capacità di creare brillantissimi ritornelli pop all’interno di canzoni heavy, e con testi mai banali. Purtroppo, il numero di appassionati non è mai stato proporzionale alla qualità dei brani. Dalla reunion del 2001 in poi, comunque, qualcosa è cambiato nel songwriting: la scintilla della “canzone perfetta” non è mai più scoccata.

Dopo anni di silenzio, e a trenta anni dalla nascita, la formazione storica torna alla carica con l’imminente album Renaissance Man, che si presenta al mondo con questa Dislocated: una canzone sui disturbi mentali (problema/malattia che affligge pesantemente il leader Ginger).

Un singolo che non riuscirà ad attirare nuovi fan: è un pezzo lungo e complicato, decisamente diverso dal classico canone dei Wildhearts. Quindi, se non avete mai sentito parlare di loro, vi consigliamo di cominciare con l’ascolto di chicche quali I Wanna Go Where the People Go, Caffeine Bomb o Sick of Drugs, tra le tante del passato.

Parlando solo agli appassionati, in ogni caso le cose non appaiono rosee. Se non si sapesse che c’è Ginger alla voce, non si riconoscerebbe il timbro del cantante di Newcastle e il muro di suono iper-prodotto richiama il “grande scandalo” dei tempi di Endless Nameless, piuttosto che riportare ai tempi dorati di Fishing for Luckies. Il ritornello arriva dopo due lunghi minuti e non è soddisfacente come si potrebbe sperare – forse perché l’ascolto è un po’ estenuante, fra urla prolungate e un riffing mediamente più metallico del solito.

Ma i fan innamorati continueranno a sperare sempre nel prossimo singolo, e che “Ginger faccia Ginger” aiutato dai suoi compari di sempre, CJ, Danny McCormack e Ritch Battersby. Quando scrivono (scrivevano?) insieme, un team davvero superlativo.

The Wildhearts 

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