Guarda chi si rivede: Rachel Goswell degli Slowdive (in odore di XX e Daughters).
La morale di questa storia probabilmente è ancora da definire nei dettagli, ma di sicuro si porta già in grembo un risultato non da poco: mettere a tacere due luoghi comuni che credevamo verità fatte e finite – 1) dalle reunion non si cava mai fuori niente di buono. 2) guai a lavorare insieme al proprio compagno di vita.
I fatti parlano chiaro: il ritorno degli Slowdive ci ha riportato non solo una band in forma smagliante e un disco da ricordare, ma soprattutto una Rachel Goswell diversa. Meno introversa, stanca di nascondersi, più conscia di sé e desiderosa di regalare il proprio talento in giro senza il timore che vada sprecato. Il collettivo Minor Victories, le collaborazioni con Editors, American Football, Mercury Rev, Beach Fossils. Come il prezzemolo, ma meno banale.
E per una volta anche il gossip non porta pena. Sì, perché il ritorno degli Slowdive ci ha regalato anche un lungo giro live con annesso barbuto tour manager, che la Goswell prima l’ha fatta innamorare, poi se l’è sposata e, infine, l’ha convinta a imbarcarsi in questo progetto a due per dar voce a tutti i pezzi inediti che aveva nel cassetto dai primi anni ‘90.
The Soft Cavalry finge di essere dream pop, ma va più a fondo e lascia i sogni in superficie per andare a toccare l’apnea delle cose reali e dolorose, come il paradosso sadico di avere un figlio affetto da sordità totale quando te, della musica e del suono, ne hai fatto invece un mestiere. Come la voglia di raccontarlo in un video usando solo la tua faccia, le tue mani e i gesti del BSL.
Messa giù a parole, siamo di nuovo dalle parti degli XX o dei Daughter, ma con un gusto impareggiabile ed estrema cognizione di causa. Senza offesa per chi non può farlo, va detto che è proprio un bel sentire.