Il miele australiano dal retrogusto lisergico.
Miele per i palati indie. C’è voluta pazienza, afferma il polistrumentista, compositore, produttore e tuttofare dei Tame Impala, Kevin Parker.
Quattro anni dall’ultimo lavoro (magari non ispiratissimo, ma che aveva “permesso” loro di esibirsi da headlinear del Coachella, fra le altre cose): il lasso di tempo più lungo che la band australiana abbia lasciato passare tra un disco e l’altro, finora.
↦ Leggi anche:
Pond: Human Touch
Gli anni ‘70 fanno di nuovo capolino, piacevolmente, in questo brano che anticipa un po’ l’atmosfera del tramonto estivo, con quel sentimento di placida malinconia godereccia.
Abbandonate le chitarre, entrano in gioco conga e pad eterei – quelli che avevano già fatto la fortuna del capolavoro Lonerism.
Quando rock psichedelico, indie e dream pop si mischiano così bene, tanto di cappello a un artista dalla visione derivativa ma brillante come Parker (apprezzato anche per le sue collaborazioni di questi ultimi anni: Mark Ronson, Lady Gaga, ZHU).