La sorella di una delle più grandi promesse (mancate) del cinema americano incontra una delle voci più carismatiche del rock.
Erano le prime ore di Halloween del 1993, quando una giovane promessa del cinema americano stava morendo sul marciapiede del Viper Room. Quel ragazzo si chiamava River Phoenix. Poche ore prima aveva assunto un mix letale di eroina e cocaina, insieme a valium, efedrina, metanfetamina e cannabis.
Proprio in quel momento, sul palco del noto locale losangelino di proprietà di Johnny Depp, si trovavano i P: la band formata da Depp stesso insieme a Gibby Haynes dei Butthole Surfers. Curiosamente, il gruppo stava suonando Michael Stipe, una delle migliori tracce presenti sul loro album di debutto (pubblicato poi nel 1995).
Nei giorni seguenti, i R.E.M. chiamarono la sorella, Rain Phoenix, per cantare su Monster (lavoro interamente dedicato a River, appunto). I Red Hot Chili Peppers, amici fraterni dell’attore, incisero la toccante Transcending che fu inserita, due anni dopo, nel sottovalutato One Hot Minute. Non era solo il mondo del cinema a essere rimasto scioccato da quella perdita, quindi.
A ventisei anni di distanza, Rain debutta come solista con questa delicata ballata acustica, accompagnata proprio da Stipe. Il cantante americano appare più in forma che mai. La sua voce è intensa, profonda, emozionante, proprio come ce la ricordavamo. I suoi gesti, la sua mimica, il suo essere semplicemente se stesso: tutto è ben rappresentato anche nel bel video in bianco e nero che accompagna il pezzo.
Il modo migliore per chiudere quel cerchio drammaticamente aperto a West Hollywood, in quella lontana nottata dei primi anni ‘90.