Finalmente la new wave è tornata.
Quando nella tua bio inserisci, alla voce “influenze”, un laconico “David Lynch etc.”, personalmente hai già vinto tutto così.
Questo duo inglese di Shrewsbury, di cui non si sa praticamente nulla a parte il nome dei suoi componenti, Rob Tranter e Joe Crook, vede la luce nel 2015 dopo che le rispettive band di cui facevano parte decidono di sciogliersi; da lì l’urgenza di materializzare le loro idee in questa unione, a mio parere, molto felice.
Non sto a spiegarvi quanto nel 2019 ci sia bisogno che qualcuno sia in grado di usare i termini “shoegaze”, “post-punk” e “new wave” con cognizione di causa. Con questo gruppo andiamo anche oltre: non solo ne hanno coscienza, ma portano avanti un ragionamento che, negli ultimi anni, è stato affrontato con dignità forse solo da Editors, Interpol e, via, anche White Lies.
Questo pezzo risulta autentico e da innamoramento immediato; l’unica cosa a cui mi piace pensare è che non rimangano un caso isolato, ma riportino in auge e con prepotenza tutta la sonorità perduta degli anni ‘80 – da cui, vi ricordo, nessuno di noi è ancora uscito, e mai ne uscirà, vivo.