Non sarà più er ghepardo de ‘na volta, ma il Tommaso Zanello di oggi si mangia la scena indie-nostalgica italiana.
È quasi volgare iniziare la “recensione” di una canzone così bella… ricordando che, nel 2019, si festeggiano vent’anni di Supercafone.
Eppure, il volto dietro i due pezzi è sempre quello; i capelli son rimasti lunghi uguale e anche gli occhiali sembrano gli stessi. C’è chi nella scena musicale non cambia e matura mai, e c’è chi compie passi avanti come Piotta.
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Quella che è mutata è la base musicale e la consapevolezza di essere talmente “oltre”, nel mondo dell’hip hop, da lasciarsi alle spalle le paranoie legate al flow per concentrarsi sul “cantare” e schivare l’ego-trip (argomento preferito ancora adesso da molti coetanei del rapper romano).
Maledetti Quegli Anni 90 riesce nella rara impresa di moltiplicare il proprio significato grazie alle immagini del video: il rapporto padre-figlio guardato con le lenti della nostalgia di quel che è stato e che non potrà più tornare, un elogio/epitaffio per chi, forse, non ci siamo goduti in pieno quando era accanto a noi. Forse eravamo distratti dal Gameboy, da Jack Frusciante È Uscito dal Gruppo, dalle lire che non bastavano mai, dal cercare di guidare una macchina senza servosterzo – tutte cose che ci passano davanti agli occhi, mentre Piotta canta malinconico.
Se questo brano fosse uscito a nome “Tommaso Zanello”, molti critici novelli starebbero lisciandosi la barba narrando di un cantautore indie che, parlando del proprio passato, avrà un gran futuro nella musica italiana.