Complicate domande esistenziali buttate raffinatamente in caciara.
La simbiosi tra Sascha Ring, Gernot Bronsert e Sebastian Szary è ormai arrivata a quel punto di non ritorno per cui devono far uscire i rispettivi dischi in contemporanea anche quando non si tratta di un album dei Moderat. Subito dopo Apparat, infatti, tocca a Who Else: l’ultima fatica a firma Modeselektor, arrivata giusto in questi giorni, sul filo di lana, dopo due anni spesi a procrastinare senza un criterio, seguiti da sei mesi di panico puro e ansia da prestazione e, infine, registrato in sole quattro settimane con il pepe al culo.
Impreziosito dalla partecipazione di Tommy Cash, nuovo fenomeno del rap estone, questo è il primo singolo estratto dal cilindro, in cui il ragazzo baltico mostra le sue doti di virtuoso delle parole, danzando scomposto sopra un testo all’insegna del dubbio atavico destinato a sfociare inevitabilmente nel disimpegno totale – che parte da una serie di domande retoriche senza risposta e, non a caso, finisce per trovare l’unica soluzione nell’assenza totale di contenuto di un “bla bla bla”.
Piccolo capolavoro di delirio (dis)organizzato diretto dal regista tedesco di origini libanesi Chehad Abdallah, il video ci va giù pesante con accostamenti surreali e compone un potpourri di immagini potenti e allegoriche, senza risparmiarsi un pizzico di malizia né citazioni e riferimenti rischiosi come Gesù Cristo, Caravaggio, i freakshow del primo ‘900 e tutta un’estetica meta-rinascimentale. Si passa dagli inconvenienti che comporta lo scegliere la lametta sbagliata per una rasatura total body, a soluzioni naturali per staccarsi i denti (non più) da latte; dal giocare a Twister su un tappeto di trappole per topi, a sessioni di air guitar con una motosega; da relazioni saffiche imposte con svariati giri di nastro adesivo, ai dolori di un giovane toy boy quando la macchinina telecomandata con cui sta giocando gli va a sbattere sui gioielli di famiglia.
Riassumendo per la fashion-victim che è in voi: una roba che sembra una campagna di Gucci pensata da uno stylist sotto chetamina. Ovvero, proprio quello che rappresentano i Modeselektor nella scena attuale: techno-IDM di lusso accolta a suon di inviti esclusivi nei salotti buoni dell’elettronica mondiale, che mai però può permettersi di abbandonare certe allusioni a un non detto un po’ tamarro che li obbliga a presentarsi, sempre e comunque, alle cinque di mattina per un set chimicamente illegale dentro un capannone abbandonato.