Una bella rivisitazione di un gruppo che andava forte nei primi 90’s e che è stato recentemente celebrato con un documentario al Tribeca Film Festival.
Long Beach, California: è proprio in questo preciso luogo che, sul finire degli anni ‘80, si fanno conoscere i Sublime – formazione che come poche altre è riuscita a mescolare punk, ska, dub e rap.
La loro formula è stata poi riciclata qualche anno dopo da gente come No Doubt e Sugar Ray, che non solo ha raccolto lo scettro lasciato dalla prematura scomparsa del capobranco dei Sublime (Bradley Nowell), ma che sono pure riusciti a scalare le classifiche per qualche tempo.
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Proprio mentre la memoria collettiva sul gruppo si stava affievolendo, ecco che al Tribeca Film Festival è stato presentato un documentario dedicato a vita, morte e miracoli del complesso americano (intitolato semplicemente Sublime). Non solo: per l’occasione è stata pubblicata una cover di uno dei loro pezzi più celebri, Doin’ Time, che chiudeva il loro terzo e ultimo album, pubblicato poco dopo la morte del loro cantante per una fatale overdose.
A interpretarla è stata chiamata Lana Del Rey che, all’epoca dell’uscita, stava ancora giocando con le bambole. Poco importa: la versione della cantautrice americana sembra uscire direttamente da uno dei suoi dischi. Sentirla cantare di estate, tradimenti e infedeltà su una base dub non può che far bene all’anima.
Questa azzeccata cover non fa altro che accrescere l’attesa per Norman Fucking Rockwell, il suo nuovo album posticipato a tempo indeterminato per far spazio – si dice – alla promozione della nuova reginetta del pop (Billie Eilish), con cui condivide la stessa etichetta discografica.
Ah: i segreti della musica che (ancora) vende.