(Proto) punk dopo di voi.
Jesus Franco & The Drogas è un nome un po’ così, orgogliosamente sospeso a mezz’aria tra il genio e il ridicolo. Ma d’altra parte ci siamo preclusi il diritto di giudicare i moniker delle band nel momento in cui non abbiamo avuto il coraggio di ridere in faccia a Pete Doherty e al suo codazzo di Puta Madres.
Se poi andiamo a vedere l’etichetta con cui i nostri guastatori di Jesi hanno firmato, scopriamo senza troppo stupore che anche quella ha un nome a dir poco evocativo: Bloody Sound Fucktory. E allora l’unico commento possibile rimane quello che ci hanno tramandato nei secoli dei secoli i nostri nonni: Dio li fa e poi li accoppia.
Nel caso in questione, li ha fatti bene e li ha accoppiati meglio, visto che il risultato, ancora una volta, conferma ufficialmente le Marche come nuova patria del r’n’r made in Italy – terra fertile già in partenza, ma ancor più se concimata con una mistura lercia e sguaiata, (de)composta a suon di sfregi isterici, adrenalina a chilometro zero e una bella manciata di ragù di viscere fresche tritate al coltello.
Si scrive No[w] Future, si legge proto-punk e in generale rende bene l’idea, nel senso che prende il punk per le palle e gli strappa di dosso tutti i fronzoli che con il tempo ci sono rimasti attaccati, per riportarlo alle scarne e glabre origini di un futuro che è adesso o mai più.
D’altra parta, alle orecchie degli appassionati di b-movie, il sospetto di ciò che li avrebbe attesi avrà fatto capolino fin dall’inizio: la declinazione in tre parole – chitarre, basso e batteria – dell’arte immortale del maestro Manera (quello di questi film qui, sì), sotto l’effetto di stupefacenti.
Roba per palati (af)fini, con tanti peli sul petto e pochi sulla lingua.