Tramonti americani colmi di poesia e speranza.
Una targa che recita “Sunshine”. Miglia da percorrere. Cadillac e autoradio. E il gioco è fatto.
Si apre così l’immaginario del nuovo brano del Boss, immediatamente ricevuto come manna dal cielo dai fedelissimi dediti all’integerrima “Springsteen-way-is-the-only-way”.
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Lasciata da parte la (mitica) E Street Band e accompagnato da un tripudio d’archi, il nuovo passaggio solista springsteeniano colpisce nel segno in tutta la sua ritrovata, classica semplicità americana. Il brano “funziona” subito e lascia ben sperare per l’imminente Western Star, in uscita a metà giugno.
Non c’è nulla di non già ampiamente detto, pensato, suonato, immaginato, ritratto, ritrovato in radio o in qualche vinile d’annata. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Ma è ancora, questo, un sole che sembra ben lontano dal perdere del tutto la sua forza, luce, identità (di uomo e musicista).
Bruce Springsteen rappresenta, purtroppo o per fortuna, uno dei più noti e proficui “rock acts” da grande pubblico. Eppure la caratura del suo personaggio e la sua sincera dedizione alla Telecaster e alle stelle e strisce trascendono ancora tutto ciò che potrebbe – anche per i palati più raffinati – affossare la sua musica nell’etichetta del mero “rock radiofonico per tutti”.