Pordenone caput mundi.
Terzo singolare assaggio di Sindacato dei Sogni, il nuovo album dei tre-giovinastri-che-se-la-spassano-sebbene-siano-deceduti (meglio noti come ecc.).
Calamita è arrivata dopo Caramella e Bengala, nomi dei gatti presenti sulla copertina del disco. Il videoclip è al massimo risparmio, qui. Una ballerina con dei pantaloni orrendi agita la pelvi in un’improvvisata danza sulle note del pezzo, che sembra un ritorno ai bei vecchi tempi della band.
La canzone è dedicata espressamente a Pordenone, “polis” d’origine dei cadaveri serotoninici, e presenta sempre quello stile che si potrebbe definire di schiettezza ermetica del paroliere inquietissimo Davide Toffolo. Sequenze descrittive a random si alternano a un dialogo d’amore pazienziano – nel senso di Andrea Pazienza – che, però, è dedicato sempre alla città («Sono sopravvissuto alle calamita. E solo calamita per la tua fica»).
Calamita è un bagarozzo sonoro di tre minuti e venti, una piccola diligenza sgraziata e orizzontata che vi conduce attraverso la storia della cittadina friulana e della band stessa («Nella città di carta, più piccola del mondo, dove la notte è fredda e siamo in giro in tre / Dove c’erano i punk meglio vestiti al mondo, e dove c’è di sfondo il Fujiyama»). Non vi cambierà la vita, no, ma vi riscalderà le arterie del collo e vi aumenterà la salivazione.