Trap against the machine (o giù di lì).
Slowthai è il nomignolo di Tyron Frampton: rapper ventitreenne cresciuto nella periferia di Northampton, in un’area colloquialmente chiamata “Bush”.
Northampton non è particolarmente conosciuta per la sua scena musicale, salvo il fatto di essere la casa del Sidewinder – il nightclub che nei primi anni ‘00 ospitava le serate grime.
Quando tutto questo succedeva, Slowthai era piccolo. Ora è tra i pilastri portanti di quella stessa scena, nella sua evoluzione odierna. I suoi tatuaggi, i capelli tagliati a macchinetta e l’atteggiamento sul palco ricorderebbero più il leader di una band hardcore punk. Ma lui è proprio questo: un Young Signorino molto meno brasato, e con un domani tutto in divenire.
Dopo un EP, Rant, sfornato lo scorso settembre, ora arriva un pezzo da paura che potrebbe consacrarne la reputazione (frutto della collaborazione col produttore Mura Masa).
Una base bastardissima per un MC che rappa come se scrivesse un diario. Tyron dice di aver composto Doorman in un batter d’occhio e spinto dall’”invidia” sociale, dopo aver intravisto dei quadri dal valore esorbitante appesi alla parete di una casa.
Anche in UK hanno la loro trap, insomma.
(no, ecco: scherzavo)