Tra echi di Stooges e Siouxsie and the Banshees, una delle band più selvagge ed eccitanti di questi anni.
Il vero problema delle Butcherettes è sempre e solo uno: le quattro pareti dello studio di registrazione.
La maggior parte delle formazioni rock attuali incidono dischi impeccabili che però, alla prova dal vivo, non reggono altrettanto bene. Questo NON è di sicuro il caso della band messicana, attiva da undici anni e guidata dalla istrionica Teri Gender Bender (se non l’avete mai sentita nominare, prendete Karen O degli Yeah Yeah Yeahs, spogliatela dei suoi eccessi più “artsy” e provate a immaginarla come se fosse cresciuta a pane, pejote e punk rock…).
Il confronto fra quello che il suo gruppo è finora riuscito a incidere in studio (roba tosta, comunque, che ti frana addosso con una bella potenza), rispetto alla propria dimensione live, è semplicemente impressionante.
Sul palco, infatti, le Butcherettes coniugano la potenza degli Stooges e degli MC5 con la presenza scenica dei Siouxsie and the Banshees. Teri si sporca di sangue (finto, forse), abbraccia il proprio pubblico, si dimena tra le gambe dei suoi fan. Chiaramente, tutto ciò non può entrare tra i solchi di un disco o tra le note di una canzone incisa in studio.
Detto questo, la nuova father/ELOHIM – tratta dal loro quarto disco in studio bi/MENTAL, in uscita a febbraio – arriva dritta al punto. In attesa di poterle ammirare ancora dal vivo: ci sarà da divertirsi, poco ma sicuro.