L’hardcore non morirà mai (ma tu sì).
Non ci sono dubbi a proposito della seconda – o terza o quarta… – vita che una certa scena hardcore stia vivendo in questi ultimi anni. Nuove linfe, nuove contaminazioni, nuovo status di “cool”, un pubblico sempre più diversificato. Sullo sfondo, la certezza urlata di vivere in un mondo marcio e degradato.
Una posizione di vero e proprio culto la occupano, in questo senso, i Funeral Chic di Charlotte, North Carolina, usciti da poco con il secondo album Superstition.
Jump è un pezzo da un minuto e mezzo che, va da sé, dice quello che deve dire nel modo più immediato possibile. C’è un bianco e nero saturato, sputacchiate di bourbon, sbraitate di sana ignoranza e un riff crust come se ne sono sentiti a milioni (ma sempre vincente). Le carte in regola per tramandare lo spirito e la forma HC, oggi.
La canzone parla di come ci si arrabatta nel mattatoio della nostra società. Lavorare fino alla morte per le briciole, convivendo con la disperazione. Annegare nella merda autodistruttiva per dimenticare la verità che già conosci: la sopravvivenza è un’altra forma di suicidio.
Se è vero che l’hardcore non morirà mai, non si può dire lo stesso di noi: parola dei Funeral Chic.