Dopo essere fuoriuscito dai Fleet Foxes, il batterista Josh Tillman perde la memoria. Father John Misty, un musicista arrivato da Los Angeles in cerca di gloria, tenta di aiutarlo a ritrovare memoria e identità.
Non è la trama del sequel di Mulholland Drive; questa è la storia – tra il serio e il faceto – di uno dei più dotati cantautori americani di questi anni che, negli ultimi tempi, ha giocato a distruggere i miti della società nella quale vive e dalla quale proviene.
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A questo giro, Father John Misty mette da parte i panni del predicatore, si rinchiude per un paio di mesi in una stanza di un hotel e, tra alcool e droghe varie, cerca di salvarsi da se stesso e di ritrovare la persona che è da sempre dietro il suo personaggio.
Non sono poche le cose che deve affrontare: una possibile relazione extraconiugale di sua moglie, musa dell’acclamato I Love You, Honeybear; i demoni che da sempre lo tormentano; un mondo che gli sta davvero troppo stretto.
D’altronde il nostro Josh è cresciuto in una famiglia cristiana, in un ambiente ultraconservatore col quale ha sempre fatto a cazzotti: amore e odio, il binomio più classico. Father John Misty è l’alter ego, il doppelgänger, la versione dandy, sopra le righe e alcolizzata di Tillman.
Mr. Tillman, accompagnato da un geniale video che sembra davvero diretto da David Lynch, si muove tra coordinate che richiamano tanto i Big Star quanto George Harrison ed è la canzone-simbolo dell’album God’s Favorite Customer, pieno zeppo di musica scritta e registrata con una padronanza dei propri mezzi che ben pochi altri artisti contemporanei possono vantare.
Doppelgänger o meno, state solo attenti a una cosa: le canzoni di Father John Misty possono creare una forte dipendenza.