La gLande nuova stella dell’indie italiano.
Il cantautorato indie italiano, si sa, ha preso una strana piega.
Tra paracetamolo dosato a cazzo e questo sole da New York, si rischia di mettere sullo stesso piano prodotti apprezzabili e lavori sopravvalutati che sintetizzano il vecchio cantautorato tricolore, e che si tende a percepire erroneamente come “innovativi” (tra l’altro, ditemi voi se un testo come «Sarà un altro giorno passato nel letto / Con la bottiglia dell’acqua a fianco / Il telefono stretto» non poteva essere degli Zero Assoluto. Li avevamo, ce li siamo giocati. Vabbè).
Ma ecco che, quando tutto sembra perduto, improvvisamente arriva ClaVdio. Con la V. Operaio di mestiere, cantautore per passione, romano.
La prima cosa che salta all’occhio del suo singolo d’esordio, Cuore, è il videoclip. È uguale a quello che James Blunt fece per il suo singolo Same Mistake (2007). Ma poi è una citazione, mica uno scopiazzamento.
La voce di ClaVdio è corposa; il cantato è imperfetto, ma non finto-teen annoiato come va tanto di moda ultimamente. Il testo è demenziale, con passaggi memorabili che fanno sbiancare l’affaire Dolce & Gabbana vs. Cina («Un cinese mi ha detto che sono un glande / Io mi sento più un coglione onestamente»).
L’intro ricorda molto quello di Someone Like You di Adele. Anche in questo caso: copiare sì, ma senza paura. E poi subentra un apprezzabile binomio synth/pianoforte che culmina con un’inedita modalità di ritornello: strofa centrale “su bianco”, con tanto di pausa, che farebbe paura ai programmatori radiofonici. Ma, evidentemente, non a tutti.
Di ClaVdio non si sa ancora molto, senonché è stato partorito da Bomba Dischi (la stessa etichetta di Calcutta, Carl Brave x Franco 126, Giorgio Poi, ovvero gran parte del cantautorato indie nostrano fin qui denigrato).
Una cosa è certa: neanche il datore di lavoro di ClaVdio sa che è un cantante.
Ma presto lo sapranno tutti.