Meglio poco che niente…
Fino al 2005, circa, erano una delle band più intriganti del panorama heavy metal europeo. Poi qualcosa si è rotto e hanno continuato a girare a vuoto, senza più scostarsi di un centimetro da dove erano arrivati negli anni precedenti. Negli ultimi due album, tuttavia, pare che i Children Of Bodom abbiano ripreso a ingranare.
Niente di eclatante: “no more something really wild», potremmo dire, giocando con il titolo del loro disco più cazzuto, ma ci si può pure accontentare (dati i tempi). Tutto, purché non un altro Relentless Reekless Forever…
L’imminente Hexed si presenta con una copertina che, finalmente, chiude con lo stile “fiabesco” degli ultimi lavori e apre a una più ruvida e tetra veste, a metà tra Edvard Munch e qualche oscuro affrescatore medievale. Soprattutto, c’è anche un singolo che promette benino.
Under Grass and Clover non è un miracolo di complessità e violenza. Si tratta della consueta canzone “in your face” con cui i COB rompono il ghiaccio, ma a un orecchio esperto si notano alcune avvisaglie positive: una produzione snella e aggressiva, il consueto gusto un po’ orrido per le nenie pop anni ‘80 e tanta energia positiva.
Sul video, poco da dire. Un gruppo di capelloni finnici suona sul palco: luci, sputi, sudore e qualche caccola occultata mentre la camera punta altrove. Questo è metal!