Quando il dancefloor si tinge di nero.
Chi ha detto che ai metallari non piace ballare? Lo sanno bene i Carpenter Brut che, con la loro synthwave fatta di croci capovolte e immaginario orrorifico, sono ormai diventati gli Eiffel 65 della disco music metallara.
Con questa † LEATHER TEETH †, il compositore francese – figlio illegittimo di Iron Maiden e Daft Punk – recupera ancora una volta l’estetica da film horror storicamente cara popolo borchiato, sovrapponendola ai pattern tipici del territorio elettronico più tamarro e godereccio.
Carpenter Brut ci sa fare. E parecchio. Truculento con talento: un gusto compositivo a suo modo raffinato, senza essere volgarmente ancorato solo a bassi spinti “a cannone” e synth pop facilone anni ‘80.
120.000 iscritti sul canale Youtube e 85.000 “like” su Facebook hanno portato il nome del DJ transalpino nelle playlist di tutti: quelle dei festival di nicchia come il Roadburn, quelle delle folta platea del Primavera Sound, quelle dei locali r’n’r… e oltre (compresa una certa popolarità di culto in America, dove nel 2018 hanno supportato dal vivo i Ministry). Insomma: tutti coloro che apprezzano la goduria del dancefloor, rigorosamente al nero.