Il nuovo singolo del gruppo inglese è dall’altra parte.
Ascoltare gli Autechre è ormai diventata l’esperienza più simile a una sorta di jazz per intelligenze artificiali: senti il lavorio di quelle menti superiori che “improvvisa” in un linguaggio che non conosci, ma senti anche la familiarità delle strutture tecnologiche.
Certo, sai che quelle sono macchine, ma tutta la dimestichezza va a farsi benedire: che cos’è questa, impro-techno-ambient? Pare più che altro un robot – come dire – in asfissia. È roba fatta a caso? Parrebbe di no, ma già il fatto che ce lo domandiamo dimostra sia la grandezza, sia la giocosità del gruppo inglese
Sinistrail Sentinel non è un viaggio. È più la colonna sonora della necrosi di un ecosistema fatto di circuiti. È quel tipo di pezzo per cui, anche se non vuoi cimentarti con l’invenzione di immagini fantascientifiche, comunque devi farlo.
Perché sono gli Autechre che comandano.