Il post-rock si fa grande (in Giappone).
Da capisaldi del post-rock strumentale, i Mono inaugurano il nuovo disco – Nowhere Now Here, in uscita a fine gennaio – con un singolo in cui la docile Tamaki si dà alla voce e ai synth (e abbandona il basso). Il pezzo si chiama Breathe ed è cantato in inglese: crolla un mito, diranno alcuni.
Rinchiusosi nella cantina di un bar di Shibuya (noto e suggestivo quartiere di Tokyo), il trio nipponico ha sciorinato un pezzo-summa del canone post-rock attuale, incarnando esplicitamente ciò che di buono c’è stato negli anni passati e passando al livello successivo.
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Impossibile non notare le familiarità con certi visuals e certe attitudini musicali di David Lynch, che ben accompagnano il panorama della “Tokyo by night” (quella romantica e dal retrogusto di Blade Runner).
Il tutto rimane naturalmente orchestrale, come da tradizione, ed evocativo, dolce e suadente. Nonché, ancora una volta, in linea con un percorso che fa del sentimento la sua bandiera. La parola ai fan più fedeli, ora.